Siccome, come indicato nella presentazione del blog e come indole personale, sono convinto che le verita' assolute preconfezionate devono vivisezionate e solo allora accettate se veramente fondate, indico in primis il seguente articolo che a mio avviso è molto interessante.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/11/14/parigi-sotto-attacco-la-colpa-e-dellislam/2218794/
Ed in piu' estrapolo qualche trafiletto che ben indica il mio modo di vedere le cose.
"“E’ l’Islam il problema. La violenza che vediamo è il naturale frutto di una religione violenta” è questa l’idea che si diffonde a macchia d’olio in queste ore. Era la stessa idea che dilagava nelle ore, e nei giorni, dopo la strage di Charlie Hebdo. Tutte le responsabilità sono affidate a questa fede che sarebbe in antitesi con tutte le cose belle (democrazia, libertà e illuminismo – una parola molto ricorrente) dell’Occidente."
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Le forze reazionarie in Europa, i paladini dell’identitarismo, non aspettavano altro per cominciare il loro proselitismo politico: la raccolta del consenso. «Più sicurezza contro il nemico esterno, l’Islam» gridano in questi istanti gli imprenditori della paura in tutta Europa.
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Di fronte alla facilità di cadere nel bacino, sempre più capiente, dei partiti xenofobi europei l’unica cura pare quella difficile dell’analisi di quello che è il Medioriente oggi e la rilettura della nostra Storia, quella europea. Scopriremmo molte cose interessanti e, fra le tante, che, in alcuni periodi storici, quando è stata generalizzata la colpa a una etnia o gruppo religioso si sono aperti gli anni bui che sono terminati con i massacri di questi capri espiatori.
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Non vediamo invece che la maggior parte dei giovani arabi che entrano nelle formazioni fondamentaliste hanno 30 anni e sono cresciuti educati e formati proprio sotto questi governi considerati “mali minori e laici”. Con questo intendo che dobbiamo domandarci “cosa spinge alcuni giovani nati e cresciuti sotto i regimi – buoni, come li considera qualcuno – a propendere verso il fanatismo?”. La risposta è la costante mancanza di libertà, l’asfissia sociale, la consapevolezza di non poter cambiare le cose e l’accettazione – da parte di alcuni di loro- della morte come eventualità quotidiana."
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camminavo nel centro di Beirut con un mio amico e da qualche ora c’era stato l’attentato che aveva causato quasi 50 morti. Intorno a noi la gente riempiva i bar e la vita procedeva tranquilla. Questo amico mi ha chiesto che cosa pensassi: “non ti sembra strano che tutto proceda come se nulla fosse”?
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Così, noi in Europa, non capiamo che le vittime di Beirut sono vicine, insieme a quelle in Siria, in Palestina, Israele, Iraq e Yemen a quelle di Parigi.
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Solo il dialogo ci salva dai tempi bui, ma questa strada è sempre la più difficile.
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